Jean Baudrillard, il pensiero radicale e la fotografia

È l’oggetto che vi pensa del filosofo Jean Baudrillard (1929-2007), pubblicato da Pagine d’Arte nel 2003, è un piccolo volume composto da un breve saggio introduttivo e una serie di fotografie dello stesso autore. Il testo ribadisce gli assunti di Baudrillard in cui la tecnica si impone sul mondo e ciò che si chiamava realtà sparisce dietro l’immagine, insistendo sull’azione dalla fotografa nei confronti degli individui attribuendo agli oggetti un’autonomia quasi umana. L’immagine non è più la rappresentazione della realtà, ma è la rappresentazione di un’altra immagine e la realtà è ingannevole: ciò che sembra vero è solo simulazione, cioè le immagini hanno creato una superficie sulla quale non è più possibile distinguere ciò che è reale e ciò che è rappresentazione. Il titolo del saggio indica che gli oggetti fotografati sono presi a testimoni da chi li fotografa dell’esistenza di sé e del proprio sguardo. In questo modo l’immagine riprodotta diventa il mondo di cui si fa esperienza.

Delle proprie fotografie, riguardanti i viaggi tra Stati Uniti e Francia, Baudrillard dice solo provocatoriamente che non significano nulla. Baudrillard sembra concentrarsi sui punti di osservazione liminari tra l’interno e l’esterno, tra l’ambiente urbano e quello antropizzato e rispetto al punto di vista usuale di chi cammina o viaggia lungo una strada (urbana o extraurbana). Questi sono punti di contatto tra il sé e il mondo: punti di osservazione che risultano spesso vuoti, cechi od obliterati. Non è possibile vedere l’interno in cui potrebbe abitare un osservatore: non è possibile conoscere il rapporto che l’osservatore intrattiene con il mondo. Le superfici bidimensionali dei muri, dei cartelloni e degli specchi (naturali e artificiali) sono il luogo di nuove iscrizioni umane come le immagini pubblicitarie, le ombre e i graffiti, ma anche i segni dell’azione scrostante del tempo.

Baudrillard considera anche la parcellizzazione dei punti di vista a disposizione dell’osservatore: ognuno di questi fa vede qualcosa di diverso, è una soglia da cui guardare il mondo. Sono inquadrature poste in punti di passaggio da cui osservare il mondo, il transito e il logorio dei suoi elementi, fissati nell’immobilità della fotografia. Sono evidenti anche alcuni elementi dell’infrastruttura elettrica e stradale: nodi di interscambio e vie rettilinee. Elementi deputati a sostenere l’immaginario del viaggio e delle merci, quest’ultimo volto ad affermare il commercio, suscitando il desiderio negli individui, e la smaterializzazione del mondo dietro la sua immagine.

Daniele Re 12-02-18

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