Facciamoci con la carta

Il tempo dei giornali non è ancora finito

Obèh! Perché scegliere di continuare ad usare il mezzo cartaceo per comunicare pensieri e informazioni?

C’è da dire che il mezzo televisivo, quello più utilizzato dalle generazioni prcedenti e che maggiormente ha influenzato l’assimilazione di informazioni da parte delle grandi masse sta lentamente scomparendo. I nativi digitali si stanno abituando a ricevere informazioni da altre fonti che non siano televisione e giornali, cioè “internet”; anche molti altri non nativi digitali si sono convertiti alla ricerca di notizie sul web.

Gli effetti di questo spostamento dell’informazione dal mezzo fisico a quello digitale li conosciamo bene tutti, non c’è bisogno che li elenchi.

Il fatto che si guardi meno televisione può far bene, poiché la logica dell’anestetizzazione delle coscienze attraverso la messa in onda di telegiornali che sponsorizzano efferata violenza e frivolezze disumane e di programmi tappabuchi che non fanno altro che abituare lo spettatore a stare seduto di fronte ai fatti del mondo, qualunque essi siano, compresi quelli che accadono all’interno dei reality (oramai morti, si spera), ha sortito i suoi effetti, questo è innegabile, lo si può constatare negli atteggiamenti dei nuovi adolescenti e ancor più dei cosiddetti preadolescenti (orribile parola) o bambini (quelli che sono in grado di fare scelte di campo e di mercato influenzare dai messaggi pubblicitari).

Ma in questa logica del tutto digitale si perde una cosa: la carta è un oggetto fisico.

Pare giusto investire nelle nuove tecnologie per salvaguardare l’ambiente, certo, è un dovere sacrosanto! I nuovi e-book sono una tecnologia interessante, permettono di avere in borsa o nello zaino più libri in un peso e volume ridotto al minimo e con un notevole risparmio di carta e inchiostro; se poi si possono aggiungere delle proprie note ancora meglio.

Una piccolo appunto: i nostri nipoti non potranno mai sapere quali libri abbiamo letto e cosa abbiamo pensato durante l’atto di leggerli, se ci sudavano le mani o se ci si arrabbiava con essi, ma magari sì, la tecnologia va avanti, e chissà cosa combinerà in futuro.

Ma non è questo il punto, queste sono solo piccole nostalgie della memoria che va perdendosi e non riconoscendosi più, anche a causa degli individualismi, ma questa è un’altra storia.

Comunque il vero problema della ricerca digitale delle informazioni è la perdita stessa delle informazioni, cioè sfogiando un giornale composto da un certo numero di pagine che spaziano su diversi agomenti si ha la possibilità di imbattersi in una notizia (o articolo di interesse per qualsivoglia motivo) inaspettata che cattura la nostra attenzione, cosa che con minori probabilità capita nella ricerca col web, poiché avviene per parole chiave, quelle che noi dobbiamo inserire per trovare qualcosa e che, naturalmente, nascono dal nostro interesse.

Questo è un punto: nei giornali le informazioni possibili sono più limitate, sì, ma c’è la possibilità di trovarne di più approfondite e di altrettanto interessanti quanto trovate involontriamente, di conseguenza la possibilità di una maggiore visione globale della realtà, di ciò che accade.

Altro punto a favore di carta e matita è il fatto che non necessitano di batterie e perciò sono sempre disponibili e resistenti agli urti. Non a caso Moleskine è divenuta famosa per l’agenda! La possibilità di scrivere ciò che è necessario e di poterlo confrontare con altri pensieri scritti in precedenza o successivamente, la possibilità di archiviare il tutto con data e con la certezza che quell’oggetto rimarrà cosiì per sempre, o quasi, rende la carta un materiale e un oggetto quasi magico, nel quale la memoria ha trovato la sua forma prediletta.

È vero, la carta deve stare al riparo dall’acqua, come la maggior parte dei sistemi a batteria, e la sua stabilità dimensionale dipende dal suo buon utilizzo, e come se non bastasse tutti sanno che i fuochi fatui colpiscono laddove meno ce lo si aspetta!

La carta, al contrario delle tecnologie, ha il vantaggio di persistere al passare del tempo: noi sono arrivati, più o meno integri, persino dei papiri dell’antico Egitto, scritti molto antichi.

Si rassegni chi crede che l’era della carta stampata è finita, essa finirà quando verrà inventato un nuovo materiale sintetico, che non inquini, biodegradabile, resistente e che permetta di scrivere e stampare.

A dispetto dei puristi delle tecniche che dicono che la carta, se adeguatamente trattata dura un centinaio d’anni, sì, senza ingiallire; si ricorda che l’importante non è il colore della carta ma le sue qualità, seppur labili scritti e disegni ci sopravvivono, anche se un po’ invecchiati nei toni.

E poi la carta è l’ultimo contatto con un poco di natura che abbiamo quotidianamente, vogliamo davvero sbarazzarcene?

Daniele Re 03-08-12

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